Esportazioni
Il 2024 potrebbe portare un po' di luce e consentire di vedere la fine del tunnel alle aziende? Per scoprirlo, Allianz Trade ha intervistato oltre 3.000 esportatori in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti per la terza edizione del Global Survey.
Cresce sul mercato italiano l’offerta di strumenti assicurativi a sostegno dell’export, per rispondere ai rischi commerciali e politici in aumento in molte aree del mondo. D’altra parte, le cifre parlano chiaro, i livelli d’insolvenza tra aziende aumenteranno nel 2020 di un ulteriore 2,6% a livello globale, e questo potrebbe inevitabilmente tradursi in un aumento delle criticità in termini di flussi di cassa e profitti anche per le aziende del nostro Paese.
Bulgaria, Vietnam, Indonesia, Marocco e Perù: questi i Paesi che nel 2019 offriranno le migliori opportunità di sviluppo commerciale agli esportatori. Nello specifico, in questi Paesi, i settori caratterizzati da un maggiore potenziale di crescita della domanda saranno i beni di consumo durevoli, i generi alimentari, le costruzioni e le infrastrutture.
A partire dal prossimo mese di gennaio 2019 le PMI esportatrici italiane, con un fatturato complessivo fino a 25 milioni di Euro, hanno a disposizione Modula EXPO, una nuova copertura assicurativa contro il rischio di credito commerciale all’esportazione offerta al mercato italiano da Atradius, tra i Gruppi leader a livello mondiale nel settore dell’assicurazione del credito commerciale.
Sebbene l’attuale crisi dei paesi emergenti sorprenda per la sua intensità, con la crescita dimezzata in cinque anni e una crescente esposizione al rischio di cambio e all’indebitamento, non si tratta di un fenomeno isolato.
Secondo i dati comunicati dall’Istat nel mese di novembre sono aumentate le esportazioni delle imprese italiane. I flussi sono aumentati del 3,5% rispetto al mese precedente di ottobre e del 6,4% rispetto all’anno precedente (stando ai dati grezzi).
I dati rilasciati da Confcommercio nello scorso mese di giugno dicono che serviranno più di 10 anni per tornare ai livelli di consumi pre-crisi: risulta quindi impensabile perseguire una crescita del nostro PIL basata sui soli consumi interni. Attualmente, soltanto il 29% del PIL italiano è basato sull’export, una percentuale decisamente minore rispetto alla media Europea del 40% e che appare ancor più esigua se paragonata a quella della Germania, dove l’export contribuisce per circa metà del prodotto interno lordo nazionale. L’obiettivo futuro che l’Italia si deve porre per riallineare la propria competitività internazionale agli standard europei è, quindi, quello di incrementare le sue esportazioni di almeno un terzo rispetto ai livelli attuali.