
Il 2025 si chiude con un bilancio pesante per il settore assicurativo: secondo lo Swiss Re Institute, le perdite assicurate dovute a catastrofi naturali hanno raggiunto i 107 miliardi di dollari.
È il sesto anno consecutivo che la soglia dei 100 miliardi viene superata, segno di una tendenza ormai strutturale. A pesare in modo decisivo sono stati gli incendi boschivi di Los Angeles, i più costosi mai registrati a livello globale, con danni pari a 40 miliardi di dollari, e le violente tempeste convettive negli Stati Uniti, che da sole hanno generato perdite per 50 miliardi.
Il dato complessivo, pur inferiore del 24% rispetto ai 141 miliardi del 2024, conferma la vulnerabilità crescente di territori e comunità. Jérôme Jean Haegeli, chief economist di Swiss Re Group, ha sottolineato: “In un contesto annuale di volatilità, i danni assicurati continuano ad aumentare. Ecco perché rafforzare la prevenzione, la protezione e la preparazione è essenziale per proteggere vite umane e proprietà. I riassicuratori e il settore assicurativo in generale hanno un duplice ruolo: fungere da ammortizzatori degli shock finanziari e sostenere lo sviluppo di politiche pubbliche resilienti e consapevoli dei rischi e di investimenti privati che riducano le perdite future”.
Gli Stati Uniti restano il mercato più colpito, con l’83% delle perdite globali (89 miliardi di dollari). L’espansione edilizia nelle zone di interfaccia urbano-forestale e le condizioni meteorologiche estreme hanno reso gli incendi californiani un evento senza precedenti. Le tempeste convettive, invece, continuano a rappresentare una minaccia sistemica: tornado, grandinate e venti fuori scala hanno scandito la prima metà dell’anno, mentre in Europa le grandinate di maggio e giugno hanno avuto impatti più contenuti. Balz Grollimund, head catastrophe perils di Swiss Re, ha osservato: “Stiamo osservando un aumento costante dei danni causati da violenti tempeste convettive. L’urbanizzazione in aree a rischio, l’aumento del valore dei beni, costi di costruzione più elevati e fattori quali l’invecchiamento dei tetti hanno reso queste tempeste un pericolo fondamentale per gli assicuratori. Poiché i singoli eventi raramente provocano perdite assicurate ingenti, è fondamentale che gli assicuratori considerino l’effetto cumulativo di eventi frequenti e con perdite contenute, insieme all’aumento del valore degli immobili e dei costi di riparazione. Una visione più olistica di questo pericolo è fondamentale per garantire una corretta sottoscrizione e gestione del rischio”.
Sul fronte degli uragani, la stagione atlantica ha visto tre eventi di categoria 5, ma nessuno ha colpito la costa statunitense. L’uragano Melissa, che ha devastato la Giamaica con venti fino a 298 km/h, è stato il più costoso dell’anno con perdite assicurate stimate a 2,5 miliardi di dollari. In Asia, invece, le inondazioni improvvise di novembre hanno colpito duramente Vietnam, Thailandia e Indonesia, alimentate da un monsone intensificato da La Niña.
Non sono mancati episodi di grande intensità anche altrove: il terremoto di magnitudo 8,8 al largo della Kamchatka ha generato onde tsunami fino alle Hawaii, ma la risposta dei sistemi di allerta precoce ha evitato una tragedia di proporzioni maggiori. È la dimostrazione che investire in prevenzione e adattamento non è un lusso, ma una necessità.
Il quadro che emerge dal 2025 indica che le catastrofi naturali continuano a colpire con forza e si intrecciano con dinamiche sociali ed economiche che amplificano i danni.