
Il consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo di Verona Cattolica ha revocato all’amministratore delegato Alberto Minali le deleghe operative e, sentito il comitato nomine, ha conferito tutti i poteri al direttore Generale, Carlo Ferraresi. Lo si apprende in una nota della società.
“Il cda ha constatato e preso atto che si è progressivamente verificata una divergenza di visione con l’amministratore delegato – riferisce Cattolica – per quanto riguarda l’organizzazione societaria, gli scenari strategici e i rapporti con i soci e col mercato, con la conseguenza di una non fluida, distesa e positiva posizione dell’ad verso il cda e una non sufficiente sintonia e organicità nelle rispettive competenze”. Prosegue “l’attuazione del piano di crescita già annunciato ai mercati” e “ha ribadito l’impegno a difendere i valori fondanti e il modello cooperativo e a valorizzare la sostenibilità nel tempo dell’investimento dei soci e degli investitori”.
Carlo Ferraresi, cinquantatreenne, dal 2017 direttore generale di Cattolica Assicurazioni, ha svolto ruoli di rilievo nel campo finanziario e in quello assicurativo e riassicurativo in Italia e nel Regno Unito, presso Assicurazioni Generali e Marsh e successivamente nel gruppo Andersen e Deloitte. Prima di approdare in Cattolica, nel 2012, come direttore finanza e investor relations manager, era managing director in Credit Agricole.
Se alla base della decisione del board ci sarebbero essenzialmente divergenze con Minali sulla visione strategica e sull’organizzazione societaria, ci sarebbe invece soddisfazione sui risultati finanziari raggiunti dal manager. In particolare da ambienti vicini ai soci si rileva come Cattolica abbia realizzato negli ultimi anni importanti progressi nell'organizzazione societaria, adottando peraltro la governance monistica e accogliendo tra i soci Warren Buffett, ma resti pur sempre una cooperativa con le proprie caratteristiche specifiche.
Giovedì scorso Minali aveva scritto una mail ai dipendenti parlando di “decisione profonda mente sbagliata. Ho appreso questa notizia nella stessa sessione consigliare, non senza sorpresa e con quel senso di amarezza che si sperimenta quando si sa, in coscienza, di aver compiuto il proprio dovere professionale”, ha scritto Minali, rivendicando di aver riportato Cattolica ad essere “una azienda profittevole,capace di crescere in un contesto difficile, aperta alle sfide, radicata sul territorio”. All’origine del ribaltone ci sarebbe la diversa visione in tema di governanance tra Minali e il presidente, Paolo Bedoni, con Minali disposto ad accelerare la trasformazione in spa per assecondare la crescita del Gruppo che, senza l’addio al voto capitario, difficilmente avrebbe potuto chiedere risorse al mercato, come sarebbe stato necessario per diventare partner di Ubi nella bancassicurazione. Un accordo che Minali avrebbe voluto fare ma che il cda, in gran parte schierato con Bedoni, ha bocciato la scorsa estate.