
I dati dell'Osservatorio Inps sul primo semestre 2025 dipingono un'Italia a due velocità riguardo ai certificati di malattia. Complessivamente si registra un +5% rispetto al 2024, con 16,5 milioni di certificati, ma la fotografia nasconde dinamiche opposte tra i trimestri: un picco del +14% nel primo trimestre (9,9 milioni) seguito da un -6,3% nel secondo (6,6 milioni).
“La stagionalità influisce in modo significativo”, commentano gli analisti, “ma le differenze geografiche e generazionali raccontano un paese con esigenze di salute diverse”.
Al nord l'inverno ha messo a dura prova i lavoratori: +15,8% di certificati rispetto al +12,9% del sud. Le donne hanno mostrato una maggiore propensione al ricorso alla malattia (+14,7% contro +13,2% degli uomini), mentre i giovani under 30 sono risultati i più fragili (+18,3%). Nonostante l'aumento dei certificati, migliora l'efficienza: le giornate medie per episodio scendono a 4,5 nel privato (da 4,8) e a 4,1 nel pubblico (da 4,2).
L'estate ha però ribaltato la situazione: al centro-nord il calo dei certificati ha raggiunto l'8%, mentre il sud ha dimostrato maggiore resilienza (-3,4%). “Il secondo trimestre mostra un miglioramento generale, segno che le condizioni di lavoro stanno trovando un nuovo equilibrio” osservano dall'Inps. Le verifiche ispettive raccontano però un'altra storia: le visite fiscali sono diminuite del 3% nel primo trimestre, ma quelle che accertano un’effettiva idoneità al lavoro si sono dimezzate nel pubblico (da 21,5% a 10,9%). “I dati suggeriscono che stiamo migliorando nel individuare i casi sospetti, ma c'è ancora lavoro da fare”, conclude implicitamente il report.