
Cinque milioni di italiani hanno adottato, ad oggi, il sistema della mobilità condivisa per spostarsi in città. I servizi di sharing mobility sono in continua crescita: nel 2018 i servizi attivi tra carsharing, scootersharing, carpooling e bikesharing, sono 363, 14 in più dell’anno precedente, gli iscritti 5,2 milioni, un milione in più del 2017.
Si sono registrati 33 milioni di spostamenti condivisi nel 2018, in media 60 al minuto, il doppio del 2015. Tra le novità in arrivo sulle strade i monopattini elettrici e il car sharing tra privati. Sono questi i principali dati che emergono dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Economy.
E l’offerta si fa sempre più verde, grazie all’aumento dei mezzi elettrici (oggi al 43% della flotta totale) mentre i veicoli sono mediamente sempre più leggeri e meno ingombranti. Spiega Raimondo Orsini, coordinatore dell’Osservatorio “I dati incoraggianti che oggi abbiamo presentato confermano che la rivoluzione silenziosa della sharing mobility è in atto e l’Italia è in linea con i migliori trend mondiali”.La distribuzione, tuttavia, non è ancora omogenea. Milano presenta l’offerta migliore per mezzi a disposizione per abitante e numero di noleggi, seguita da Torino. Benino Roma che può contare su un’ampia flotta di car sharing in modalità free floating, ossia senza punti fissi di consegna e prelievo) ma che non offre alcun servizio di bici condivisa. Nel 2018 diversi passi avanti sono stati compiuti da Bologna, con l’inaugurazione di due servizi di carsharing e uno di bikesharing a flusso libero. Al sud si fanno notare invece Cagliari e Palermo, ma i margini di miglioramento rimangono consistenti. “Ora dobbiamo lavorare tutti insieme per portare molte altre città italiane ai livelli di Milano”, ha aggiunto Orsini.
Ogni servizio di mobilità condivisa ha caratteristiche uniche e differenti impatti impatti sul comportamento degli utenti, sugli spostamenti, sull’ambiente e lo sviluppo urbano. Alcuni di questi impatti comprendono una maggiore accessibilità ai trasporti, una riduzione del tempo di guida e del possesso dei veicoli. Accanto agli strumenti “classici” dello sharing se ne stanno affiancando altri dalle potenzialità ancora poco esplorate in Italia. È il caso, ad esempio, del nuovo settore del carsharing P2P o peer-to-peer: in questo caso sono i privati a mettere a disposizione di altri soggetti (amici, colleghi o uno specifico gruppo social) la propria automobile. Il comparto conta in Italia appena 17 mila iscritti e 1.600 auto, ma – superata la paura di condividere risorse personali – potrebbe offrire grande vantaggi, a partire da una maggiore convenienza rispetto agli altri servizi di sharing.