
Una vicenda di inquinamento marino che ha dell'incredibile quella che ha coinvolto la Eagle Ship Management LLC, società con sede a Stamford nel Connecticut, finita sotto processo per aver deliberatamente contaminato le acque statunitensi al largo della costa di New Orleans.
La compagnia si è infatti dichiarata colpevole di aver violato la legge federale per la prevenzione dell'inquinamento da navi, scaricando illegalmente sostanze oleose dalla M/V Gannet Bulker, una nave mercantile battente bandiera straniera.
Secondo quanto riferito da Insurance Journal, il caso è emerso grazie a un membro dell'equipaggio che il 14 marzo 2021 ha inviato un messaggio attraverso i social media per denunciare quanto stava accadendo a bordo. "La sala macchine è allagata e i rifiuti oleosi di sentina sono stati deliberatamente pompati in mare durante la notte", questo in sostanza il contenuto dell'allarme che ha fatto scattare l'inchiesta della Guardia Costiera americana. Una denuncia che si è rivelata accurata e che ha portato alla luce una situazione gravissima sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza marittima.
Al momento dello scarico illegale, la Gannet Bulker si trovava ancorata vicino al Southwest Passage del porto di New Orleans, nei pressi della foce del fiume Mississippi. Secondo i documenti processuali, sono stati scaricati intenzionalmente circa 39 metri cubi di sostanze oleose, equivalenti a oltre 10.000 galloni, senza utilizzare le apparecchiature obbligatorie per la prevenzione dell'inquinamento e senza rispettare gli obblighi di registrazione previsti dalla legge.
Ma la gravità del comportamento della compagnia non si ferma al solo inquinamento. Durante le indagini è emerso un vero e proprio sistema di ostruzione alla giustizia orchestrato dai vertici della nave. La Eagle Ship Management ha ammesso che il suo equipaggio si è reso protagonista di "una varietà di atti ostruttivi per nascondere l'allagamento interno causato da una riparazione mal riuscita". Tra questi comportamenti, il più deplorevole è stata la ritorsione contro il whistleblower, la cui identità era nota all'equipaggio.
Gli ufficiali senior e l'equipaggio hanno mentito sistematicamente alla Guardia Costiera, distruggendo prove cruciali tra cui una stampa del computer della sala di controllo motori che conteneva informazioni chiave sull'incidente. Non contenti, hanno anche creato false valutazioni del personale retrodatate con l'intento specifico di screditare la persona che aveva avuto il coraggio di denunciare i fatti.
Il quadro che emerge dalle carte processuali è quello di un'organizzazione che non solo ha causato un grave danno ambientale, ma ha anche cercato di insabbiare tutto con metodi che ricordano i peggiori episodi di corruzione aziendale. L'allagamento delle sentine, come spiegano gli esperti marittimi, rappresenta una minaccia seria per la sicurezza della nave e dell'equipaggio, creando rischi di elettrocuzione, perdita di energia e impossibilità di manovrare l'imbarcazione.
Il capo ingegnere della Gannet Bulker è stato processato separatamente e condannato a un anno e un giorno di prigione per il suo ruolo nello scarico di petrolio e nell'ostruzione alla giustizia. Per quanto riguarda la compagnia, se il tribunale approverà l'accordo, la Eagle Ship Management dovrà pagare una multa penale di 1.750.000 dollari e scontare quattro anni di libertà vigilata che includeranno audit esterni condotti da un esperto tecnico indipendente.
La sentenza è prevista per il 16 ottobre e rappresenterà un momento importante per stabilire un precedente nella lotta contro l'inquinamento marino. Questo caso dimostra come la collaborazione tra cittadini coraggiosi e autorità competenti possa essere determinante nel portare alla luce crimini ambientali che altrimenti rimarrebbero nascosti nelle profondità degli oceani.