
Si sono ufficialmente chiuse le porte della 24esima edizione del Convegno ANRA, il principale appuntamento italiano dedicato ai professionisti della gestione del rischio, ospitato nella suggestiva cornice di Superstudio Più.
La nuova formula biennale dell’evento ha proposto una due giorni intensa, fatta di tavole rotonde, keynote e sessioni parallele, concentrandosi su uno dei temi più attuali per le imprese: la policrisi e il ruolo strategico del risk management.
A dare il benvenuto agli oltre mille partecipanti è stata Gabriella Fraire, Presidente di ANRA, che ha sottolineato la necessità di un approccio evolutivo alla gestione del rischio, ribadendo come l’associazione accompagni questa trasformazione attraverso contenuti, strumenti e soprattutto come comunità. “Viviamo in un tempo che ci interroga profondamente. Le crisi si moltiplicano e non possiamo più affrontarle con strumenti del passato. Serve una nuova capacità di lettura, una nuova cultura del rischio, una nuova visione. ANRA ha il dovere di accompagnare questa trasformazione, costruendo insieme come rete di professionisti che condividono competenze, esperienze e visione”, ha dichiarato.
La grafica del convegno, ispirata al gioco del Jenga, ha simboleggiato l’equilibrio dinamico che il risk manager è chiamato a gestire, dove ogni mossa e ogni elemento sono parte di un sistema più ampio. Il programma, curato dal Comitato Tecnico Scientifico, ha visto la partecipazione di settantotto relatori e moderatori in ventidue sessioni dedicate all’intelligenza artificiale, alla geopolitica e alla governance, sottolineando come il risk management debba evolvere da funzione reattiva a vero abilitatore strategico di resilienza e cambiamento.
“In un’epoca di incertezza costante, l’obiettivo è navigarla con intelligenza”, ha detto Maurizio Castelli, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico. “Il risk management deve permettere alle organizzazioni non di evitare i rischi, ma di prendere rischi migliori, indirizzare risorse scarse verso opportunità e garantire continuità di fronte alle discontinuità”.