
La Francia è il 16° paese al mondo in cui è più rischioso svolgere un’attività economica a causa delle frequenti e particolarmente violente agitazioni popolari che si verificano con frequenza settimanale.
È quanto emerso da uno studio di Versik Maplecroft, che ha stilato una classifica - comprendente 198 stati a livello mondiale - in base al livello di instabilità sociale.
Per avere una percezione della serietà della situazione francese basti pensare che paesi come la Germania e il Regno Unito si trovano a pari merito al 140° posto, assistendo a sollevazioni popolari in media ogni sei mesi. La Francia infatti, a differenza dei vicini di casa, ha una cultura sindacale molto radicata e una forte tradizione di proteste e iniziative volte a manifestare pubblicamente il dissenso. Per contro le altre potenze europee sono caratterizzate da un clima di maggiore cooperazione tra le forze politiche, sociali e istituzionali, dunque le agitazioni di massa sono fenomeni molto più rari.
La legge sul lavoro
Nell’ultimo anno i cugini d’oltralpe hanno affrontato un importante tentativo di riforma della legge sul lavoro da parte del governo, che ha causato le proteste più pesanti dell’ultimo quarto di secolo. A maggio la Confédération Générale du Travail, uno dei principali sindacati del paese, ha bloccato l’attività di alcuni depositi di petrolio e di sei raffinerie, provocando una paralisi energetica che ha costretto il governo ad attingere alle riserve di sicurezza. Anche il settore dei trasporti e delle infrastrutture ha registrato grandi disagi, tanto che due mesi fa SNCF (un operatore ferroviario) ha stimato che le proteste stavano causando alla compagnia costi tra i 15 e i 20 milioni di euro al giorno.
Oggi più che mai questo scenario gioca a sfavore della Francia, dal momento che con l’esito del referendum sulla Brexit molte aziende stanno cercando di trasferire – in parte o in toto – le loro attività dal Regno unito in altri stati europei. I dati però suggeriscono che il paese non sia il più business-friendly del continente: si rischia quindi di perdere a priori importanti opportunità di investimento.
Altri stati con uno scenario socio-politico simile sono India, Messico, Nigeria, Sud Africa, Argentina e Brasile. I paesi europei con le condizioni più vicine alla Francia sono invece la Grecia (al 25° posto) e l’Italia.
Secondo Maplecroft questi paesi non dispongono delle strutture adeguate per fare sì che il malcontento di una categoria non si tramuti in un movimento di protesta diffuso. A livello globale comunque la principale causa di agitazione sociale rimane la corruzione dei governi e delle istituzioni.