
Il mercato dei green bond, fino a poco tempo fa locomotiva della finanza sostenibile, mostra segni di rallentamento nel primo semestre del 2025, con volumi di emissioni sostanzialmente stagnanti mentre gli emittenti privilegiano strumenti più tradizionali.
È quanto scrive il quotidiano francese Les Echos,ricordando come la Danimarca sia l’eccezione: quindici giorni fa ha emesso obbligazioni green rispettando i criteri molto rigidi dell’Unione Europea, attirando una domanda di 12 miliardi di corone danesi (1,6 miliardi di euro), quasi il doppio dell’offerta.
“Si tratta della prima volta che uno Stato utilizza questo “standard d’oro”, sottolinea Guillaume Benoit - del Syndicat des Entreprises Locales d’Énergies (ELE), un'associazione francese che rappresenta le imprese locali operanti nel settore dell'energia - evidenziando come Copenaghen abbia saputo conquistare fiducia e capitale, sfruttando un quadro regolamentare che Bruxelles per ora non applica. Anche Renault è entrata nel mercato dei green bond con 850 milioni di euro destinati a progetti per i veicoli elettrici, ma il mercato globale della finanza sostenibile mostra segni di rallentamento: i volumi del primo semestre 2025 sono scesi a 852 miliardi di dollari rispetto ai 909 miliardi dello stesso periodo 2024, con un calo dell’interesse da parte delle aziende europee per obbligazioni più costose e vincolanti.
I prestiti bancari green crescono soprattutto negli Stati Uniti (+48%), ma la finanza green perde appeal, spostandosi verso progetti legati alla sicurezza energetica o all’energia per l’intelligenza artificiale, in parte per le pressioni politiche del presidente Trump. La sfida futura sarà soddisfare la crescente domanda energetica legata all’AI sviluppando soluzioni rinnovabili senza poter contare sul marchio “green” come incentivo finanziario.