
Il debito pubblico italiano continua a crescere a dismisura. Secondo i dati pubblicati dal bollettino di Banca d’Italia “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, nel mese di aprile il debito è cresciuto di 9,3 miliardi rispetto a marzo, salendo a 2.311,7 miliardi, pari al 131% del Pil.
Se nel 1988 il 57% dei titoli di Stato era in mano a risparmiatori italiani, mentre la restante percentuale veniva gestita dagli altri investitori, oggi le cose sono molto diverse, e i dati sono a dir poco preoccupanti, anche perché chi controlla il debito controlla la finanza e il futuro del nostro Paese.
Attualmente, il 32% del debito pubblico è detenuta da istituti stranieri. Il 27% è nelle mani delle banche, mentre il 19% è di proprietà di assicurazioni e fondi. Gli italiani sono ormai irrilevanti, e detengono appena il 6% del totale.
La quota singola maggiore del debito pubblico è di Poste Italiane, che possiede 121 miliardi di titoli. A distanza si trova poi Generali, che detiene 63 miliardi di debito, seguita a ruota da Unicredit, che detiene 47,2 miliardi di titoli. Il maggiore investitore straniero, con un totale di 24,8 miliardi di debito pubblico, è la tedesca Allianz SE, mentre la francese Axa Sa è poco lontana, con 22,7 miliardi.