
È ormai risaputo che l’Insurtech è letteralmente esploso, capace di attrarre investimenti da record con sempre più player tradizionali a caccia di start-up innovative con le quali stringere accordi di partnership.
Ogni impresa ha il proprio terreno da coltivare e si muove di conseguenza per non perdere il treno della digitalizzazione. Ma su tutto ciò, regolamentazione, cultura e disponibilità di capitale vanno a incidere fortemente sulla crescita del settore. In che modo allora l’Europa si raffronta agli Stati Uniti in tema di Insurtech? L’approccio al mondo assicurativo è certamente diverso nei paesi europei rispetto all’altra parte dell’Oceano, dove le start-up di Insurtech sono entrate nel mercato molto più facilmente e rapidamente rispetto all’Europa, avendo un impatto deciso nell’ecosistema assicurativo, producendo valore per 1 miliardo di dollari. Il che significa che negli USA le aspettative sono molto alte, alimentando allo stesso tempo una forte crescita dei rischi.
“Essendo state lanciate finora più start-up negli Stat Uniti – ha affermato in una intervista Tom Flack di Startupbootcamp, network globale di acceleratori di start-up – non ci sarà da aspettarsi una nuova ondata di aziende di Insurtech, perché il settore si è già attestato su livelli considerevoli”. Occhi rivolti all’Europa quindi, dove i numeri delle nuove realtà tecnologicamente avanzate potrebbero crescere in maniera considerevole. Secondo Tom Flack c’è una ragione ben precisa per questa differenza nei tempi di affermazione dell’Insurtech: “Storicamente le start-up statunitensi sono state finanziate da società di venture capital in grado di garantire cicli di crescita consecutivi, all’interno di un mercato ampio, maturo e altamente competitivo. Ciò significa per le nuove realtà porre una maggiore enfasi sulla visione e sulle idee, piuttosto che sull’urgenza di ottenere risultati tangibili, prodotti definiti nel dettaglio. In Europa, invece, le start-up riescono a ottenere finanziamenti di un certo spessore solo dopo aver prodotto qualche risultato, il che significa una forte pressione sull’immediata generazione di profitto. Questo clima tende a generare per le start-up europee una maggiore autonomia, facendo dell’Europa un’area meglio equipaggiata per finalizzare proposte dedicate a mercati di nicchia e quindi con maggiori probabilità di perseguire modelli di partnership”.