
Il tasso d’occupazione in Italia è tra i più bassi in Europa e, nonostante negli ultimi anni la percentuale di persone con un lavoro stia lentamente crescendo, il gap rispetto all’area euro continua ad aumentare.
Nel 2006 il tasso d’occupazione nella fascia 20-64 anni era del 68,9% nei 18 paesi dell'euro e del 62,4% in Italia; dieci anni dopo nell’eurozona si è arrivati al 69,9% mentre in Italia al 61,6%. Il gap è passato da 6,5 punti percentuali a 8,3 punti, cioè 1,8 punti in più. I dati sono contenuti nelle tabelle dell’Eurostat, ed elaborati da Adnkronos che ha messo a confronto gli anni 2006 e 2016.
Prima della crisi peggio dell’Italia c’era solo Malta ma, grazie a un trend in controtendenza, nell’ultimo decennio il tasso d’occupazione è cresciuto costantemente arrivando al 69,6%. Dal 2016 l’Italia si trova così in ultima posizione nell’eurozona. Il caso Malta non è isolato, anche un altro paese è riuscito ad avere sempre il segno positivo davanti ai dati sul lavoro. È la Germania, dove il tasso di occupazione ha continuato a salire ininterrottamente nei 10 anni, passando dal 71,1% al 78,6% (+7,5 punti).
Negli anni della crisi l’Italia ha perso più terreno rispetto al resto dell’Europa, allargando ulteriormente la forbice. È successo in particolare nel 2013, quando il tasso di occupazione si è ridotto di 0,3 punti in Europa e di 0,8 punti in Italia, portando la distanza a 8 punti percentuali. Con la fine della crisi è tornato il segno più davanti ai numeri dell’occupazione ma, ancora una volta, nella penisola si procede meno velocemente rispetto al resto del continente. Così anche se a partire dal 2013 si è registrato un costante incremento del tasso di occupazione, il livello di crescita è troppo lento rispetto alla media dell’eurozona. Il risultato è che negli ultimi tre anni la differenza si è ulteriormente accentuata arrivando a 8,3 punti di distacco.