
Doccia fredda per le imprese italiane: il termine ultimo per stipulare le polizze assicurative contro le catastrofi naturali resta fissato al 31 marzo 2025. La proposta di Fratelli d'Italia di prorogare l'obbligo di sette mesi è stata bocciata dalla Commissione Attività produttive della Camera, rendendo necessario per le aziende adeguarsi rapidamente per non incorrere in sanzioni o perdere l’accesso a incentivi pubblici.
L’emendamento presentato da Riccardo Zucconi (FdI) mirava a posticipare l’obbligo ad ottobre 2025, permettendo alle imprese di avere più tempo per stipulare le coperture richieste. Tuttavia, la Commissione ha respinto la proposta, e, nonostante il ricorso presentato per la riammissione dell’emendamento, la scadenza resta invariata.
Le aziende che non si adegueranno entro il 31 marzo rischiano di perdere l’accesso a contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2024. L’inadempienza potrebbe escluderle da incentivi fiscali, compresi quelli per le assunzioni, rendendo l’assicurazione un requisito essenziale per la competitività aziendale.
Il decreto n. 18/2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 febbraio 2025, ha delineato le modalità operative per l’adempimento dell’obbligo. Le imprese devono stipulare polizze che coprano i danni da: Terremoti, Inondazioni, Frane, Eventi naturali eccezionali.
Le polizze devono rispettare criteri minimi di copertura, essere stipulate con compagnie autorizzate e saranno soggette a verifiche periodiche. Sono inoltre previste sanzioni per chi non si adegua nei tempi stabiliti.
Mentre alcune aziende vedono la misura come un aggravio dei costi, il governo ha introdotto strumenti di supporto, come una garanzia SACE che coprirà fino al 50% degli indennizzi, per calmierare i prezzi delle polizze. Secondo il presidente dell’Ania, Giovanni Liverani, i costi assicurativi dovrebbero stabilizzarsi rapidamente a livelli sostenibili.