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Senza i broker, il “protection gap” da 2,3 trilioni di euro rischia di diventare una voragine

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Martedì, 7 Ottobre, 2025 - 09:12
Autore: Gillespie

C’è un campanello d’allarme che arriva da Londra e che il mondo assicurativo farebbe bene ad ascoltare. La London & International Insurance Brokers’ Association (LIIBA) lancia l’allarme: se non si rafforza il ruolo dei broker, il divario tra le perdite economiche globali e quelle effettivamente assicurate continuerà ad allargarsi, con conseguenze potenzialmente disastrose per la stabilità economica mondiale. 

Il monito arriva dal report The Innovation Imperative: Why Brokers Matter More Than Ever, realizzato con Gracechurch e Trimstone Partners, che mette nero su bianco un concetto spesso trascurato: i broker non sono solo intermediari, ma veri e propri catalizzatori di innovazione, fondamentali per sviluppare coperture adatte ai rischi del futuro.

Secondo il documento, il “protection gap” globale ha raggiunto quota 2,5 trilioni di dollari (circa 2,3 trilioni di euro), e il ritmo con cui cresce è preoccupante.

Le ragioni? Un mix di fattori che stanno cambiando radicalmente il modo in cui il rischio si manifesta: la dipendenza crescente dalle tecnologie digitali, il clima sempre più instabile, un quadro geopolitico in continuo fermento e l’espansione degli asset immateriali – dai dati ai brevetti – che spesso sfuggono ai modelli assicurativi tradizionali. Tutto ciò sta generando un’area di scopertura sempre più ampia, che le compagnie faticano a colmare.

L’indagine, che ha coinvolto oltre 200 broker specializzati in tutto il mondo, evidenzia come oggi una parte consistente del loro lavoro – circa il 25% – sia dedicata alla ricerca di soluzioni innovative, un impegno pari a quello impiegato per la collocazione delle polizze. In sostanza, i broker stanno diventando la mente creativa del settore assicurativo, un laboratorio in costante fermento.

Christopher Croft, Ceo di LIIBA e autore dello studio, sottolinea che i broker sono spesso i primi a individuare nuovi tipi di rischio “prima ancora che vengano pienamente compresi, costruendo i dati necessari per renderli assicurabili”. E aggiunge che il semplice miglioramento dei modelli esistenti non basta: “Senza un’accelerazione decisa dell’innovazione, le imprese resteranno vulnerabili, gli investimenti rallenteranno e la resilienza economica ne uscirà indebolita”.

Il rapporto però denuncia anche le barriere che ostacolano questa evoluzione: la frammentazione dei dati, la scarsità di capitali disposti a sostenere rischi emergenti, una regolamentazione ancorata al passato e una certa ritrosia culturale verso la sperimentazione. Non sorprende che quasi due terzi degli underwriter confessino di non comprendere appieno il ruolo dei broker e che molti risk manager continuino a considerarli solo in termini di costi, senza coglierne il potenziale innovativo.

Per invertire la rotta, LIIBA propone interventi concreti: ampliare gli spazi di sperimentazione regolamentare, modernizzare i sistemi di licenza per facilitare la mobilità delle competenze e incentivare la creazione di fondi dedicati all’innovazione assicurativa. L’obiettivo è cambiare prospettiva, riconoscendo l’investimento dei broker come una forma di ricerca e sviluppo, non come una semplice voce di spesa.

La tecnologia e la condivisione dei dati restano le chiavi di volta. Tre broker su quattro, infatti, considerano l’analisi avanzata e l’integrazione digitale come strumenti essenziali per aumentare la qualità delle soluzioni offerte e spingere il settore verso un nuovo paradigma. 

Tag: 
LIIBA

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