
Nel panorama della finanza pubblica e privata, gli Schemi di Garanzia Pubblica (Public Guarantee Schemes – PGSs) si stanno affermando come strumenti chiave per raggiungere obiettivi di politica economica sempre più ambiziosi, in particolare nei settori dell’innovazione, della sostenibilità ambientale, della digitalizzazione e del supporto alle piccole e medie imprese.
Come spiega l’International Credit Insurance & Surety Association (ICISA), secondo il documento pubblicato il 7 luglio 2025 questi schemi sono garanzie fornite da enti pubblici – a livello nazionale o sovranazionale – e hanno l’obiettivo principale di mobilitare capitale privato, riducendo i rischi per le istituzioni finanziarie e incentivando così il credito verso progetti o categorie di soggetti considerati prioritari.
“Agiscono come mitigatori del rischio per queste istituzioni, instillando la fiducia necessaria a liberare capitale nell’economia reale”, si legge nel testo.
Il funzionamento di base è piuttosto lineare: un garante pubblico copre una parte del rischio di perdita (di solito tra il 50 e l’80%) associato a un finanziamento concesso, per esempio, a una PMI o a un progetto infrastrutturale. Se tutto va bene, la banca riceve la restituzione del prestito con gli interessi; in caso di inadempienza, potrà attivare la garanzia e recuperare la quota coperta. Questa architettura viene replicata, con le dovute varianti, tanto nei programmi europei come InvestEUquanto in quelli nazionali gestiti da istituzioni come KfW o Bpifrance.
Finora il dialogo tra settore pubblico e sistema bancario è stato il canale privilegiato. Tuttavia, nel contesto di maggiore volatilità e rischio che caratterizza il mercato attuale, si apre un’opportunità inedita: allargare il perimetro dei PGS (Public Guarantee Schemes) agli attori non bancari. Ed è qui che entrano in gioco gli assicuratori e i fornitori di fideiussioni, categorie tradizionalmente escluse ma che oggi – alla luce del loro peso crescente – potrebbero giocare un ruolo cruciale.
“Nel contesto attuale, il ruolo di attori finanziari al di fuori delle banche... sta guadagnando importanza”, evidenzia il documento, ricordando che questi soggetti oggi gestiscono quasi metà degli asset finanziari globali, con un tasso di crescita doppio rispetto al settore bancario.
Le compagnie assicurative, in particolare, rappresentano circa il 20% di questo universo e si trovano in una posizione ideale per rafforzare e integrare i PGS.
I fideiussori, ad esempio, possono emettere bond di performance che vengono contro-garantiti dallo schema pubblico. Oppure, nel caso delle assicurazioni del credito commerciale (Trade Credit Insurance – TCI), è possibile coprire i crediti delle PMI migliorandone il profilo di rischio e rendendole così più appetibili per i finanziatori privati. Questo tipo di interazione, che non sostituisce ma potenzia l’intervento del garante pubblico, può rendere più efficiente il meccanismo di distribuzione del rischio. “Questa mitigazione del rischio, combinata con le garanzie pubbliche, può rendere i beneficiari più interessanti per i finanziatori privati e migliorare l’accesso al credito”, si sottolinea.
Il potenziale è già dimostrato dai numeri: i membri dell’ICISA, l’associazione internazionale delle assicurazioni del credito e delle cauzioni, rappresentano il 95% del mercato privato globale in questo campo, coprendo oltre 3.200 miliardi di euro di crediti commerciali e miliardi in garanzie infrastrutturali. In altre parole, gli strumenti già esistenti nel settore assicurativo coincidono per natura e funzione con le finalità degli Schemi di Garanzia Pubblica.
Affinché questa sinergia si concretizzi, serve però un riconoscimento più chiaro da parte delle autorità pubbliche del valore che assicuratori e fideiussori possono apportare in ottica di mitigazione del rischio e sostegno alle politiche economiche. “Con un adeguato riconoscimento da parte delle autorità pubbliche... gli assicuratori potrebbero offrire questi prodotti con maggiore fiducia e portata”, si legge ancora nel documento, con un riferimento esplicito alla possibilità di sostenere con più forza le priorità dell’Unione Europea, dalla transizione digitale a quella verde.
I primi segnali sono incoraggianti. L’ICISA ha avviato conversazioni preliminari con alcune delle istituzioni che gestiscono gli schemi di garanzia, per esplorare forme di inclusione più ampia del settore assicurativo. È ancora presto per parlare di una svolta, ma queste aperture riflettono la volontà, almeno sul piano politico e istituzionale, di costruire un’alleanza più ampia e robusta tra pubblico e privato, in cui la gestione del rischio non sia più affidata solo alle banche, ma venga condivisa anche con quegli attori che, per natura, operano da sempre nella mitigazione dell’incertezza.