
Tra il 2011 e il 2015 il numero di famiglie italiane che ha avuto accesso agli assegni di sostegno è diminuito dell’8,5%, passando da 4,7 milioni a 4,3 milioni.
La quota più consistente di erogazioni va ai lavoratori dipendenti del settore privato, che da soli, rappresentano il 65,3% della platea complessiva. L’importo annuale per loro è leggermente diminuito in quattro anni (-0,5%), arrivando a 1.092 euro.
I dati sono contenuti nel dossier Inps sulle prestazioni a sostegno delle famiglie.
La distribuzione territoriale relativa al comparto dei lavoratori dipendenti nel 2015 evidenzia notevoli differenze tra il Nord, dove si collocano circa la metà dei beneficiari (1,4 milioni), con una prestazione che varia da 1.038 euro nel Nord-Ovest a 1.042 euro nel Nord-Est, e il resto del Paese. L’importo medio più alto è quello degli assegni percepiti al Sud, dove 643.693 famiglie beneficiano di un importo medio pari a 1.218 euro.
Al Centro vanno invece 538.464 assegni da 1.042 euro pro capite. Nelle isole sono distribuiti altri 267.774 assegni di 1.156 euro e, infine, per l'estero partono 430 bonus da 688 euro.
Notevole la differenza fra uomini e donne. Le quali, subiscono un trattamento più svantaggioso pari al 5,8%.
Gli assegni più pesanti vanno alle 251.676 famiglie di operai agricoltori dipendenti, con 1.577 euro annui; rispetto al 2011 la prestazione economica è calata del 2,7%. Il numero di percettori resta quasi invariato, registrando solo una lieve flessione
(-0,2%). Il taglio economico più rilevante è quello operato sulle 91.753 prestazioni dei lavoratori domestici, che viene decurtato di 148 euro, scendendo a 1.100 euro (-11,9%).
Le prestazioni per i lavoratori contribuenti alla gestione separata sono stati 6.325 e, in termini percentuali, è la loro categoria a perdere la quota maggiore di beneficiari (-61,5%).