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Global risk 2014: crisi fiscali, disoccupazione e cambiamenti climatici i rischi top

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Venerdì, 4 Aprile, 2014 - 06:42
Autore: Gillespie

La disparità dei redditi è il rischio più probabile su scala mondiale nei 10 anni a venire, secondo il Global Risks 2014. Seguono, in base alla probabilità di accadimento, gli eventi meteorologici estremi, la disoccupazione e la sotto-occupazione, i cambiamenti climatici e gli attacchi cyber. Questo è solo uno dei principali risultati del Global Risks 2014 elaborato dal World Economic Forum in collaborazione con Marsh & McLennan Companies, che, giunto alla sua nona edizione, ha anche classificato i rischi in base all’impatto che potrebbero produrre.

Al primo posto di questa seconda graduatoria si conferma un rischio economico: le crisi fiscali; compaiono, poi, la disoccupazione e i cambiamenti climatici, cui si aggiungono le crisi idriche e i guasti delle infrastrutture critiche per l’informazione. Il Report non analizza solo i 31 rischi globali più rilevanti emersi dalle interviste di 700 leader e decision-maker, ma lancia anche un allarme sulla loro “interconnessione”, che potrebbe portare a conseguenze a tutti i livelli: geopolitico, socio-economico, ambientale e digitale. Secondo lo studio, i rischi “sistemici” sono, infatti, quelli su cui decisori politici, imprenditori e top manager dovrebbero maggiormente focalizzare la loro attenzione e proporre soluzioni a lungo termine per affrontarli e mitigarli.

Tre gli approfondimenti particolari dedicati ad altrettanti temi cruciali:

  • la complessità del rischio geopolitico in un mondo “multipolare” dove la distribuzione del potere e delle sfere di influenza è fortemente frammentata e dove proliferano i conflitti a “bassa intensità” che destabilizzano i paesi emergenti. Quello descritto dallo studio è un mondo “multipolare”, dove la mappa del potere politico è fortemente frammentata e dove l’equilibrio economico e la pace sociale sono continuamente messi alla prova da instabilità e conflitti. Da un lato le economie avanzate, indebolite dalle continue pressioni interne, faticano a mantenere il loro ruolo a livello globale; dall’altro i paesi emergenti premono per ottenere un peso internazionale sempre più rilevante, ma stentano a conciliare una crescita economica aggressiva con cambiamenti sociali importanti e riforme politiche complesse. A questo quadro si aggiungono molti cambiamenti in divenire a livello demografico ed economico, come la crescita della classe media nei paesi emergenti, l’invecchiamento della popolazione in Europa, Cina e Giappone, l’incremento demografico in aree quali Nord Africa, Medio Oriente e India;
  • il crescente rischio di un “cybergeddon”, dove la “balcanizzazione” di internet rende sempre più deboli le governance sovra-nazionali e arricchisce i pirati informatici. La nostra vulnerabilità e il ricorso sempre più massiccio alla rete per ogni attività costringe a non escludere del tutto uno “scenario catastrofico” in cui possibili “aggressori” - hacker, gruppi appartenenti alla criminalità organizzata o organizzazioni para-militari – guadagnino un vantaggio duraturo rispetto ai “difensori” . Gli effetti sarebbero dirompenti: Internet cesserebbe di essere un mezzo affidabile per fare comunicazione o business e sarebbe sempre più abbandonato da consumatori e imprese e il cyberspazio non sarebbe più diviso tra attaccanti e difensori , ma tra predatori e prede. Ci troveremmo a vivere in un “Cybergeddon”, dove gli utenti sarebbero sempre più intimoriti dal ricorso massiccio a Internet, mentre continui attacchi implacabili renderebbero vane le capacità di difesa di governi e organismi internazionali e le possibili alternative sarebbero discriminanti o troppo costose;
  • la situazione dei giovani, definiti “the lost generation”, affamati di lavoro in uno scenario globale che vede crescere la disoccupazione e il precariato e propone modelli di educazione e istruzione sempre meno efficaci.

Il Global Risks 2014 elabora alcune strategie di gestione dei rischi globali, individuando quattro aspetti fondamentali:

  • ricostruire la fiducia, anche da parte di quei soggetti che non riconoscono più la credibilità delle istituzioni politiche tradizionali e dei leader, come le giovani generazioni.
  • incentivare il pensiero a lungo termine, spostare l’orizzonte delle strategie, prerequisito fondamentale per un approccio costruttivo ai rischi globali.
  • favorire le azioni multi-stakeholder, perché il modo degli affari, i governi e la società civile, se presi singolarmente, non hanno gli strumenti per affrontare i rischi sistemici
  • rivitalizzare le forme di governance sovra-nazionale per mitigare rischi quali il cambiamento climatico e la sicurezza informatica.
Tag: 
World Economic Forum
Global Risks

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