
Secondo i dati raccolti dall’ U.S. Bureau of Labor Statistics, il numero di periti assicurativi attivi diminuisce ogni mese. La professione sembra infatti essere soggetta a un elevato turnover, con sempre più dipendenti che vanno in pensione o cambiano carriera, e che non vengono rimpiazzati da nuove leve formate ad hoc.
Eppure il ruolo dei periti è fondamentale per il buon funzionamento di una compagnia assicurativa: si tratta di una posizione che richiede grande esperienza, competenze specialistiche che si affinano con molti anni di pratica, sensibilità alle problematiche delle persone e capacità di interagire con chi ha subito gravi perdite o danni. Insomma è un lavoro che richiede una grande dose di empatia e qualità umane, oltre che skills operative. I periti sono poi fondamentali anche nel loro saper tenere i rapporti con diversi soggetti esterni contemporaneamente (consulenti specializzati, ospedali, tribunali, professionisti) e il loro ruolo è decisivo nella gestione delle controversie legali in cui le compagnie si trovano coinvolte.
Calano i periti, aumentano gli “amministratori”
Per sostituire il vuoto occupazionale lasciato dal ritiro di queste figure professionali le aziende non si affidano a software: è troppa l’importanza delle qualità personali richieste per potervi rinunciare in favore di una macchina. Il futuro di questa professione pare essere invece destinato a passare nelle mani delle schiere di avvocati immessi ogni anno sul mercato del lavoro dalle “Law Schools” americane. Questi si occuperanno principalmente di sbrigare le pratiche di responsabilità, mentre agli ingegneri spetterà il compito di gestire i reclami sulle proprietà e infermieri appositamente formati sul contenimento dei costi medici si faranno carico dei danni alle persone fisiche.
Il turnover
Dietro al fatto che una professione registri un massivo turnover ci possono essere diverse cause, che vanno al di là del ricambio generazionale. Per esempio il fatto di essere sovraccarichi di lavoro o sottopagati, o il fatto di puntare a raggiungere una promozione il prima possibile. È però difficile qui individuare chiaramente quale sia la ragione principale, in quanto quello del perito è un lavoro che presume una grande vocazione personale. Dunque anche in mancanza di fattori motivanti esterni, chi ricopre questo ruolo di solito non vi rinuncia per andare in cerca di condizioni salariali migliori: la motivazione che trae da questo lavoro è di tipo interno. Tutto ciò si può riassumere nelle cinque “I” dell’etica del perito: integrità, ingenio, imparzialità, immaginazione, iniziativa e identificazione.
Data l’importanza di queste figure chiave le aziende dovrebbero investire maggiormente nella loro valorizzazione e allo stesso tempo nella formazione dei nuovi assunti che andranno a ricoprire questa posizione, seppur provenienti da un percorso di studi altamente qualificante.