
Il costo complessivo dei risarcimenti per malasanità supera il miliardo di euro. È quanto è emerso nel corso del convegno organizzato a Roma dall’Ania e dedicato alla malpractice medica. Tra i vari argomenti trattati va sottolineato il progressivo aumento delle denunce a danno di medici e strutture sanitarie. Nel 2010 si è toccato il tetto delle 34.000 denunce, 21.000 delle quali riguardavano le strutture sanitarie. Il tutto per un costo medio dei sinistri pari a 28.000 euro. L’Ania ha voluto evidenziare il ruolo insostituibile del comparto assicurativo a tutela del medico, del paziente o della struttura sanitaria che lo ha avuto in cura. I professionisti attivi nel settore della sanità italiana sono oggi 800mila.
In aumento costante la raccolta premi (+8% negli ultimi 8 anni) con 500 milioni di euro nel 2010. Tuttavia la mancanza di certezze dal punto di vista giurisprudenziale genera difficoltà nell'elaborazione delle stime dei costi e di conseguenza nel costo delle polizze. Nel 2010, ad esempio, per il pagamento dei sinistri, per ogni 100 euro di premio incassato il settore assicurativo ha versato quasi 160 euro. La conseguenza di queste perdite è l’aumento dei costi delle polizze e l’adozione di più stringenti condizioni contrattuali per gli assicurati. Nel corso del suo intervento il presidente dell’Ania, Aldo Minucci ha ricordato che “L’aumento del numero delle denunce per malpractice medica è una tendenza che ha riguardato, negli ultimi anni, molti paesi sviluppati. Generalizzando, si può dire che le principali cause di tale fenomeno sono, all’estero come in Italia: un deciso aumento degli importi dei risarcimenti riconosciuti dai tribunali, in particolare per i danni non patrimoniali; l’ampliamento dei diritti e dei casi da risarcire da parte della giurisprudenza; una maggiore attenzione dei pazienti alla qualità e ai risultati delle cure ricevute, in parte favorita da alcuni fornitori di servizi di tutela dei danneggiati”.
Le conseguenze per i sistemi sanitari e per i loro operatori sono: maggiori costi diretti in termini di risarcimenti dovuti o di prezzi delle coperture assicurative; maggiori difficoltà nei rapporti tra medico e paziente; maggiori costi indiretti derivanti da un ricorso eccessivo e improprio a prestazioni della cosiddetta "medicina difensiva".
“Per il sistema assicurativo, e per quello italiano in particolare, le conseguenze sono state duplici” ha detto Minucci. “Da un lato, ingenti perdite economiche subite dal settore assicurativo anche in conseguenza di una tariffazione non adeguata rispetto all’aggravamento dei rischi derivanti da decisioni giurisprudenziali. Nel 2010, ad esempio, il rapporto fra sinistri e premi per copertura della responsabilità civile dei medici e delle strutture sanitarie è stato, rispettivamente, del 142% e del 159%, un livello evidentemente non sostenibile. Dall’altro, rapporti più difficili con gli assicurati a causa dell’inevitabile aumento dei prezzi e delle più stringenti condizioni contrattuali e assuntive”.
Esistono misure utili per mitigare il rischio di malpractice medica, contenere il livello dei costi e incrementare la disponibilità di coperture assicurative?
Secondo Minucci sì: “Le misure esistono. Si fondano su una più strutturata prevenzione e possono essere così riassunte: la costituzione di organismi indipendenti che rilevino e analizzino gli errori medici e i cosiddetti “quasi errori” evidenziati volontariamente dagli operatori sanitari. Sulla base dei dati e delle informazioni ricevute, gli organismi indipendenti possono formulare raccomandazioni, linee guida e “processi tipo” al fine di evitare gli errori più frequenti; l’inserimento della figura del risk manager in tutte le strutture erogatrici di servizi sanitari; lo sviluppo di processi formativi per i medici e per gli operatori sanitari per la prevenzione dei casi di malpractice e per la minimizzazione degli eventuali danni, nonché la formulazione di appropriati standard di comunicazione tra medico e paziente al fine di garantire una corretta informazione sui rischi degli interventi sanitari; la costituzione di fondi pubblici, che coprano le tipologie di rischio non assicurabili o difficilmente assicurabili dal mercato assicurativo nazionale ed internazionale (ad esempio, infezioni diffuse, categorie professionali ad alto rischio, rischi “tarati”).
Una seconda serie di utili misure implicano modifiche dell’attuale sistema giuridico e riguardano:
- la rivisitazione del concetto di responsabilità, per esempio, attraverso la previsione di protocolli di comportamento medico-sanitario che, se correttamente seguiti, esimano gli operatori dalla responsabilità;
- la standardizzazione dei criteri di valutazione dei danni con l’introduzione di tabelle di valutazione del danno biologico e la definizione di eventuali limiti ai danni non patrimoniali;
- il contenimento del ricorso alla giustizia ordinaria tramite meccanismi alternativi di risoluzione del contenzioso o la disincentivazione delle richieste infondate.