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RMS: le attività portuali sono le più esposte ai rischi naturali

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Giovedì, 11 Agosto, 2016 - 09:21
Autore: Xenia

Risk Management Solutions, società di analisi e consulenza americana, ha diffuso uno studio sul quadro mondiale dei rischi economici legati alle catastrofi naturali, in cui ha sottolineato come il commercio marittimo e le attività portuali sono tra i settori più esposti alla probabilità di subire gravi danni. 

Il motivo è da attribuirsi alla vulnerabilità delle location e all’aumento del traffico di cargo registrato negli ultimi anni.

Secondo il report iI porto giapponese di Nagoya è il più vulnerabile e rischia di subire danni fino a 2,3 miliardi di dollari nel caso in cui si verificassero terremoti o tempeste particolarmente violente – entrambi eventi piuttosto probabili nell’area. Al secondo posto della classifica invece c’è Guangzhou in China, esposta per 2 miliardi di dollari a causa dei pericoli che coinvolgono il commercio di petrolio e di automobili. Le stime di RMS si basano su rilevazioni satellitari e strumenti di analisi sofisticatissimi, in grado di monitorare in modo costante i rischi in diverse aree del globo.

Stando ai risultati del report l’industria navale non utilizza strumenti adeguati a comprendere le minacce a cui è esposta, con la conseguenza che negli ultimi anni si ha assistito a scelte commerciali eccessivamente rischiose e a una spregiudicata accumulazione di merci nei porti. Il problema non riguarda solo l’Asia bensì anche l’America: i porti statunitensi che si affacciano sul Golfo del Messico occupano sei delle prime 10 posizioni del ranking. I più a rischio sono Plaquemines e New Orleans, a causa della loro esposizione agli uragani, seguite da Pascagoula, Beaumont, Baton Rouge e Houston.

Nonostante il monito di RMS però il direttore del porto di New Orleans si dice ottimista confidando nella resilienza della città, già dimostrata undici anni fa in occasione dell’Uragano Katrina. Nel 2005 infatti la struttura ritornò operativa a soli 12 giorni di distanza dal disastro che mise in ginocchio l’intera regione. 

Lo studio in questione è stato condotto a un anno di distanza dall’esplosione nel porto di Tianjin, in Cina, che causò più di 3 miliardi di danni, distrusse la filiera produttiva della città e uccise più di 170 persone.

Tag: 
Commercio
cargo
navi
Catastrofi

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