
I livelli di stress tra gli intermediari assicurativi del Regno Unito hanno raggiunto il loro picco più alto dal 2019, secondo una recente ricerca condotta dall’assicuratore specializzato Ecclesiastical in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre).
Il Broker Wellbeing Survey, giunto al sesto anno, rileva che quasi la metà dei broker (47,5%) ha dichiarato di provare stress alto o molto alto. Lo studio annuale, che chiede ai professionisti di valutare il loro stress su una scala da 1 a 10, mostra un aumento costante, mentre i broker cercano di bilanciare gli impegni lavorativi con le esigenze personali. Quasi la metà dei partecipanti (48%) ha riferito episodi di ansia nell’ultimo anno, il 47% si è detto sopraffatto e il 17% ha ammesso di non essere riuscito a far fronte alla situazione.
I dati evidenziano pressioni diffuse in tutto il settore, dai grandi studi nazionali alle agenzie locali, con carichi di lavoro pesanti, obblighi normativi e aspettative dei clienti tra le principali fonti di stress. Il lavoro rimane il motivo principale di tensione per il 70% dei broker, seguito da regolamentazioni e compliance (66%), richieste dei clienti (53%) e relazioni con gli assicuratori (49%).
La carenza di personale ha registrato un aumento significativo, salendo al 46%. Un broker ha commentato: “Abbiamo perso molto personale nell’ultimo anno e l’azienda non li sostituisce, quindi il carico di lavoro è aumentato alle stelle e tutti lavoriamo sotto enorme pressione”.
Nonostante l’aumento dello stress, la maggioranza dei broker (92%) dichiara di riconoscere i segnali di cattiva salute mentale e il 93% ritiene di avere gli strumenti per gestire le pressioni quotidiane. L’85% valuta il proprio benessere mentale come buono o molto buono. Inoltre, l’81% si sente a proprio agio nel segnalare problemi di salute mentale al proprio responsabile, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente, mentre l’86% dei manager agisce concretamente in risposta. Più dei tre quarti dei broker (79%) affermano che le loro aziende sono impegnate a migliorare il benessere dei dipendenti, con iniziative di supporto in crescita dal 2020. Le agenzie offrono sempre più spesso orari flessibili (72%), servizi di consulenza (55%), linee telefoniche confidenziali (51%) e formazione sulla salute mentale per manager (52%) e personale (48%), mentre il ricorso a consulenti esterni è salito al 37% quest’anno.
David Carey, direttore intermedio di Ecclesiastical, sottolinea che “i broker sono chiaramente sotto pressione ogni giorno, con carichi di lavoro e richieste dei clienti in aumento”, ma aggiunge: “È incoraggiante constatare che i professionisti si sentono resilienti e dotati degli strumenti necessari per affrontare queste sfide”. Nonostante lo stigma intorno alla salute mentale rimanga una sfida, la crescente consapevolezza nel settore contribuisce a far sentire i broker più supportati.