Il 60% degli utenti italiani è consapevole del fatto che il proprio comportamento online genera dati che possono essere utilizzati per analizzare e prevedere i loro comportamenti.
Inoltre, sono anche a conoscenza dell’elevato grado di pervasività che il meccanismo di raccolta dei dati può raggiungere nonchè delle possibilità di sfruttamento dei dati da parte delle imprese che li raccolgono. È quanto emerge dall’indagine sui Big Data, condotta congiuntamente da Agcom, Antitrust e Garante Privacy. Dall’indagine emerge inoltre che esistono spazi di miglioramento per accrescere la consapevolezza degli utenti. La maggioranza, infatti, legge solo in parte le informative (54%) o non le legge affatto (33%). Gran parte degli utenti
dedica un tempo limitato alla loro lettura; un’ampia maggioranza considera che le informazioni fornite possono risultare poco chiare. Anche utenti che non sono del tutto consapevoli della stretta relazione esistente tra cessione
dei dati e gratuità del servizio, non di rado acconsentono all’acquisizione, utilizzazione e cessione dei propri dati personali.
Gli utenti che invece negano il consenso lo fanno soprattutto in ragione dei timori di un improprio utilizzo dei propri dati: le preoccupazioni riguardano sia l’utilizzo a fini pubblicitari (46,7%) sia l’utilizzo per altre finalità (50,2%). Nel complesso, in ogni caso, 4 utenti su 10 sono consapevoli della stretta relazione esistente tra la concessione del consenso e la gratuità del servizio.
L’indagine, la cui conclusione è prevista per la fine del 2018, consentirà all’Antitrust di approfondire le implicazioni dei Big Data sull’esercizio delle proprie competenze.