
La devastante alluvione che a metà maggio ha travolto i Balcani ha lasciato un conto pesante da pagare. Non meno di 50 morti, decine di migliaia di sfollati in Serbia, Bosnia e Croazia e danni stimati dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) per circa 3 miliardi di euro, oltre la metà dei quali riguardanti la Serbia. Non ci sono al momento dati ufficiali sul costo di questo disastro naturale, ma le stime della BERS sono allarmanti e prefigurano l’evento alluvionale più grave da 120 anni a questa parte.
Particolarmente grave la situazione del settore agricolo (che rappresenta il 10% del PIL della Serbia e il 6% della Bosnia), con la maggior parte dei terreni coltivabili delle zone alluvionate che sono andati distrutti, con danni valutabili in alcune centinaia di milioni di euro. Gravi danni anche al settore energetico, in particolare in Serbia dove è stato inondato il grande complesso minerario di Kolubara, polo cruciale del sistema energetico del Paese.
Duramente colpite anche le infrastrutture per le trasmissione dell’energia, gli acquedotti, le strade e le ferrovie che potrebbero comportare gravi conseguenze per la vita della popolazione locale.
Secondo la BERS l’alluvione potrebbe anche avere un notevole impatto macro-economico sulla Serbia e la Bosnia, rallentando il processo di crescita economica dei due paesi e accendendo, nel breve periodo, l’inflazione. Dovranno quindi essere riviste al ribasso le previsioni di crescita annua dell’1,8% della Bosnia e dell’1% della Serbia.