
Presentata a Roma la relazione sull’attività svolta nel 2016 dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, composta da Antonello Soro, Augusta Iannini, Giovanna Bianchi Clerici, Licia Califano.
La Relazione, oltre a tracciare un bilancio, ha indicato le prospettive di azione verso le quali l’Autorità intende muoversi, anche in vista dell’applicazione del nuovo Regolamento UE a partire dal maggio 2018, con l’obiettivo di assicurare una sempre più efficace protezione dei dati personali, innanzitutto on line, e rispondere alle sfide poste dai nuovi modelli di crescita economica e alle esigenze di tutela sempre più avvertite dalle persone.
Per quanto riguarda l’attività svolta, il 2016 è stato un anno denso di sfide, tra nuovo regolamento europeo e diritto all’oblio, privacy by design fino alla complessa questione dei trattamento dei dati personali nelle piattaforme globali.
Tra gli interventi più rilevanti, il Garante ha ricordato il lavoro fatto insieme a Google, la segnalazione a Facebook sul blocco dei falsi profili, gli sforzi, piuttosto pesanti, per dettare le policy ai fornitori di servizi pubblici e privati che hanno violato le norme, e molto altro.
Il cuore del rapporto sta nelle descrizioni delle varie modalità con le quali le identità vengono mercificate. Antonello Soro ha spiegato il modo in cui tutti diventano cifra per Big Data; così come è presente l’avvertimento sulla “delega alla tecnologia” e soprattutto all’algoritmo, specie nel fenomeno del rating delle società advisor per calcolare la reputazione degli individui sulla base delle informazioni raccolte online. Un altro tema cardine è l’influenza dei “detentori della conoscenza”, pochi e in grado di influenzare le nostre scelte, comprese quelle elettorali.
L’identità personale rischia così di ridursi ad un profilo di consumatore, elettore, comunque utente che un algoritmo attribuisce a ciascuno, finendo per annullare l’unicità della persona, il suo valore, la sua eccezionalità.
La tutela della persona rispetto a queste forme di monitoraggio più o meno occulto del proprio comportamento in rete, è garanzia di libertà.