Da una ricerca realizzata da Italian Insurtech Association (IIA) e Yolo Group negli ultimi sei mesi sono state circa 400.000 le persone che hanno acquistato polizze digitali, con la prospettiva di arrivare entro fine anno al raddoppio dell’anno precedente (750.000), pari a una crescita del 114% rispetto al 2020. Le categorie di maggior interesse sono travel e sport (che rappresentano circa il 25% delle transazioni di polizze digitali), seguite da mobilità (23%), casa (11%) e salute (4%).
La crescita, rispetto all’anno precedente, è da attribuire sia alla spinta della mobilità urbana, sia alla maggiore conoscenza del prodotto assicurativo on demand, soprattutto presso il target Millennial e tra le persone sopra i 40 anni con una forte attitudine verso gli acquisti e l’utilizzo di strumenti digitali.
Nonostante l’incremento rispetto agli anni precedenti l’Italia risulta però essere ancora indietro rispetto ad altri Paese europei. Negli ultimi 12 mesi infatti la maggior parte degli acquirenti di questo tipo di servizi assicurativi è rappresentato dai consumatori inglesi (il 47%), seguito dai francesi (39%), tedeschi (38%). In Italia la percentuale si ferma al 32%, peggio di noi la Spagna (19%).
Secondo l’indagine la conoscenza da parte dei consumatori delle polizze online è ancora limitata: solo il 28% dei Millennial interpellati e il 33% dei cosiddetti over 40 heavy Digital Spender conoscono le polizze on demand. La percentuale si abbassa ulteriormente per coloro che hanno poca dimestichezza con i prodotti digitali, appena il 9%.
Dall’indagine emerge che il consumatore digitale tendenzialmente non ha mai comprato assicurazioni, se non RC auto, che hanno una penetrazione nel segmento 23-38 anni del 65%, ma molto inferiore negli altri settori: casa (22%), moto (21%), mobilità urbana (18%) sport (15%), viaggi (8%), salute (7%), animali domestici (6%). Inoltre dalla ricerca si evince che il 72% degli intervistati che hanno acquistato una polizza on demand lo hanno fatto integrata ad altri servizi.
Interessanti anche i dati che riguardano il canale. Il 60% ha affermato di aver acquistato questo genere di polizze da un distributore non assicurativo (banca, utility, e-commerce), il 35% da un broker digitale e solo il 5% da una compagnia.
Dalle risposte del campione emerge che la bassa penetrazione non è dovuta alla mancanza di bisogno/interesse, ma a limiti imputabili (direttamente o indirettamente), all’offerta tradizionale: bassa conoscenza dei prodotti assicurativi, presenza limitata (o sostanziale assenza) di un’offerta digitale chiara e flessibile, in linea con le esigenze, anche economiche, del target.
“Da una recente indagine Ivass emerge una scarsa conoscenza assicurativa da parte degli italiani, non solo la maggior parte non sa come funzioni una polizza, ma ben 7 persone su 10 ritengono di non aver bisogno dei consigli dell’assicuratore né di doversi affidare a fonti informative esterne”, spiega Simone Ranucci Brandimarte Presidente e Fondatore di Yolo Group e Italian Insurtech Association. “Questi dati fanno riflettere su come il settore debba adeguarsi sempre più alle nuove esigenze dei clienti, soprattutto perché, come evidenziano i dati della nostra ricerca, esiste anche una nuova tipologia di consumatore, digitale, smart e consapevole sempre più pronto ad acquistare polizze on-demand e che non può essere ignorato. Consideriamo che 8 acquirenti di polizze on demand su 10 non avevano mai comprato polizze in passato, a conferma del fatto che siamo di fronte a una nuova fetta di mercato. Tanto più che il 60% di questi acquirenti digitali ha acquistato questo genere di polizze da un distributore non assicurativo (banca, utility, e-commerce) e solo il 5% da una compagnia. È evidente che se il settore non vuole perdere l’opportunità di crescere proponendo ai consumatori nuovi prodotti e servizi sempre più digitali, deve adeguare la propria offerta e digitalizzarsi, attraverso la formazione e l’acquisizione di nuove competenze. Velocizzare la transizione digitale dell’industria assicurativa diventa un fattore primario se non vogliamo perdere la nostra competitività e nuove opportunità di business”.