
Secondo un allarmante studio dell’assicuratore inglese MS Amlin, rilanciato da Reinsurance News, le perdite assicurate causate dagli uragani negli Stati Uniti potrebbero schizzare verso l'alto di quasi il 50% se le temperature globali aumentassero di 2°C.
La ricerca, redatta da esperti e pubblicata sul Journal of Catastrophe Risk and Resilience, dipinge un quadro preoccupante del cambiamento climatico che sta già trasformando il comportamento degli uragani, alterandone le rotte, la frequenza e soprattutto la potenza distruttiva.
La novità più rilevante riguarda la costa nordorientale degli USA: aree come New York e Boston, storicamente meno colpite, si troverebbero ora in prima linea, e oggetto dei più significativi incrementi di rischiosità.
Secondo MS Amlin questo scenario in evoluzione sta allargando pericolosamente la forbice tra l’effettiva esposizione ai rischi e il modo in cui lo stesso rischio viene calcolato e prezzato dal mercato assicurativo, lasciando molte comunità finanziariamente vulnerabili di fronte alla nuova normalità fatta di tempeste più potenti.
Entrando più nel dettaglio, lo studio stima che New York possa subire un balzo del 64% nelle perdite assicurate da uragano, mentre stati come Rhode Island e Massachusetts potrebbero affrontare aumenti medi annui superiori al 70%.
La Florida, già zona calda per gli uragani, è destinata a registrare l'aumento assoluto maggiore, con una proiezione del +44%.
La ricerca indica anche che gli uragani più violenti, di categoria 4 e 5 con venti oltre 210 km/h, diventeranno più frequenti e manterranno la loro forza più a nord, spinti dall'aumento della temperatura degli oceani.
Inoltre, nelle annate particolarmente intense, stati come North e South Carolina potrebbero registrare una crescita delle perdite assicurate fino al 60%, ovvero un tasso triplo rispetto al Texas. Per dare un'idea concreta, una stagione degli uragani simile a quella devastante del 2022, che causò danni assicurati per 62 miliardi di dollari, in questo scenario di riscaldamento globale potrebbe superare i 90 miliardi.
L'allarme arriva dopo un recente intervento del Ceo di MS Amlin, Andrew Carrier, che ha sottolineato lo squilibrio crescente tra i rischi amplificati dal clima e i modelli di tariffazione attuali. “Le prove si accumulano: il rischio sembra aumentare più velocemente del riconoscimento o della rispost”, ha affermato, evidenziando la necessità di codici edilizi più stringenti nel Nordest e nella costa medio-atlantica, simili a quelli delle zone tradizionalmente esposte. “L'asimmetria nel mercato sta diventando più marcata. Le perdite legate al clima salgono, ma prezzi e condizioni di copertura non tengono il passo. Gli assicuratori possono fungere da ammortizzatori sociali per gli shock climatici, ma solo se i rischi vengono prezzati e strutturati in linea con la realtà odierna”.
Il coautore dello studio, Sam Phibbs, responsabile della ricerca sui catastrofi di MS Amlin, ha aggiunto un ulteriore avvertimento: le proiezioni di un +50% potrebbero addirittura sottostimare la minaccia reale. Fattori come l'innalzamento del livello del mare, l'espansione urbana e precipitazioni più intense potrebbero infatti far lievitare il conto finale ben oltre queste già drammatiche previsioni.